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Jun 07

Music Train Quintet - The fire bird suiteMusic Train Quintet, rivisitazione de "L'uccello di fuoco" di Igor Stravinskij.

Formazione:
Massimo Moriconi: basso
Danilo Rossi: viola
Stefano Nanni: pianoforte
Luciano Zadro: chitarre
Gianluca Nanni: batteria
con la partecipazione del tenore portoghese Giovanni D'amore, nei brani "O claro ceu de Coimbra" e "So a ti" remake di "Sognando Bertinoro", a complemeto dell'uscita di questo CD.

Il percorso jazz intrapreso da Danilo Rossi (che ha trovato un'anima gemella musicale nel pianista Stefano Nanni e ha costruito attorno a lui e a se stesso un quintetto di "all stars" con Luciano Zadro alle chitarre elettriche e semiacustiche, Massimo Moriconi al basso elettrico e Gianluca Nanni) ha il fascino del rischio e dell'azzardo, delle esplorazioni condotte in terre vergini. Ma evidentemente questo azzardo non bastava al capitano coraggioso Rossi che, per rendere il gioco più difficile, ha riempito l'affascinante CD d'esordio del Music Train Quintet (su etichetta Lol) di "rifacimenti jazz" di grandi composizioni classiche. Una scelta di repertorio pericolosissima, perché il kitsch, qui, è in agguato forse più che in qualsiasi altra operazione musicale. E a Castelsangiovanni, tanto per giocare col fuoco, il Music Train Quintet ha messo in programma solo musica classica "riscritta". Ma impressiona la sicurezza con cui questa spavalda scommessa è stata vinta da Rossi e dagli altri nostri cinque eroi. Fin dalla miracolosa reinvenzione del Preludio op.28 n.6 di Chopin (unica partitura ottocentesca della serata, posto in apertura a mò di ouverture per un programma tutto dedicato al Novecento), ogni brano suonava non come un discutibile arrangiamento di qualche venerabile composizione con sezione ritmica aggiunta, ma come una vera e propria reinvenzione. Merito della felice, sorvegliata sobrietà dei cinque, che sanno dosare suoni e silenzi con la naturalezza del respiro. E ha ragione Rossi quando, a proposito di questo jazz così fine e riflessivo (ancorché irresistibile) dichiara: «Il nostro spirito è quello della musica da camera». E' stato così nei due omaggi a Ravel, il terzo movimento del Quartetto per archi e la Pavane pour une enfante defunte in cui la leggendaria viola Maggini del 1610 da cui Rossi non si separa mai ha fatto risuonare la sua voce ella e dolce fino allo svenimento sul sofisticatissimo tappeto di suoni imbastito dal gruppo. E' stato così nell'incredibile rivisitazione del Furioso della Sonata per viola sola di Hindemith tramutata in un tour de force di funk psichedelico (in cui Rossi imbracciava una viola elettrica Yamaha che convocava davvero sul palco lo spettro di John Cale). Ed è stato così soprattutto nel piatto forte della serata: la fantasmagorica rilettura della suite de L'uccello di fuoco di Stravinskij, trasformata in una sinfonia di "musica totale" al di là di ogni barriera linguistica.

Fonte: Libertà (Piacenza)

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